
Pubblichiamo di seguito il contributo di Tania Tellini, Direttore Settore Acqua Utilitalia, e Renato Drusiani, Senior Advisor Utilitalia, sulla Direttiva (UE)/2024/3019 sul trattamento delle acque reflue urbane. Proprio questo tema è stato al centro del convegno organizzato in collaborazione con Istat, che si è svolto a novembre a Bari durante Accadueo 2024.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta dell’Unione Europea della Direttiva (UE)/2024/3019 del 24 Novembre 2024, diventano cogenti, causa anche un previsto massiccio ricorso a tecnologie ancora in fase di sviluppo, nonostante i tempi previsti per il recepimento della stessa nell’ordinamento nazionale, gli obiettivi e le prescrizioni in essa contenuti.
Tra gli obiettivi maggiormente sfidanti/problematici per il sistema depurativo nazionale, vi è certamente quanto previsto dall’art.11 della direttiva in tema di “Neutralità energetica”.
Le principali novità inserite riguardano da un lato l’obbligo di effettuare audit energetici degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue urbane e dei sistemi fognari ad essi collegati e dall’altro il raggiungimento della neutralità energetica per gli impianti che trattano un carico di 10.000 abitanti equivalenti o maggiore.
Per quanto attiene al primo aspetto, è previsto che vengano effettuati audit energetici ogni quattro anni con l’obiettivo di individuare in particolare:
- In generale ridurre l’uso di energia;
- Intensificare l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili;
- Prestare particolare attenzione alla produzione di biogas o di recupero del calore di scarto, riducendo al contempo le emissioni di gas a effetto serra.
Le scadenze indicate sono relativamente ravvicinate:
- 31 dicembre 2028 per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano un carico di 100 000 a. e. o più e le reti fognarie ad essi collegate;
- 31 dicembre 2032 per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano un carico di a.e. di 10 000 o più ma inferiore a 100 000 e le reti fognarie ad essi collegate.
Nell’ambito dell’impact assessment della direttiva, il costo medio per realizzare un audit energetico è stato stimato in 4.000 € per audit. Considerando il database dell’European Environmental Agency del 2021, risultano presenti sul territorio nazionale 178 impianti di depurazione con capacità pari o superiore a 100.000 a.e. da cui de- riva una stima approssimativa di 712.000 euro solo per il primo ciclo di audit. Se consideriamo gli ulteriori 1.052 impianti di capacità pari o superiore a 10.000 a.e. ma inferiore a 100.000 a.e., alla precedente stima di costo vanno aggiunti ulteriori 4.208.000 euro per una stima complessiva di circa 5 milioni di euro per coprire l’intero parco impiantistico previsto dalla direttiva con un primo audit energetico che andrà poi aggiornato ogni 4 anni. Una volta quantificati i consumi energetici, l’articolo 11 della direttiva prevede che l’equivalente quantità sia pro- dotta da fonti rinnovabili a percentuali crescenti e scadenze definite:
- 20% entro il 31 dicembre 2030;
- 40% entro il 31 dicembre 2035;
- 70% entro il 31 dicembre 2040;
- 100% entro il 31 dicembre
Le valutazioni alla base della norma indicano che lo 0,8% dei consumi energetici europei sia derivante dai sistemi di depurazione e fognatura e che tali consumi siano correlati alla taglia dell’impianto; gli impianti di grandi dimensioni, superiori ai 100.000 a.e. si stima consumino circa 7,2 terajoule/anno (2 Mw/h).
Secondo dati Terna 2023, i consumi di energia elettri- ca in Italia derivanti dalla gestione delle reti fognarie ammontano a 200,5 Gwh e sono stati autoconsumati 13 Gwh di calore prodotto in cogenerazione dalle stesse.
È evidente che si tratta di un obiettivo alquanto ambizioso per il quale la stessa norma ha introdotto, durante l’iter legislativo, alcuni fattori abilitanti. Innanzitutto, l’energia rinnovabile può essere prodotta in loco o altrove, da parte o per conto dei proprietari o dei gestori degli impianti, indipendentemente che tale energia sia utilizzata in loco o altrove.
L’acquisto di energia da fonti non fossili è consentito agli Stati Membri esclusivamente ove venga dimostrato che siano state attuate tutte le misure necessarie per miglio- rare la produzione di energia rinnovabile e in misura massima del 35%.
Ripercorrendo gli obiettivi dell’articolo 11 esposti in precedenza, è evidente che il raggiungimento dell’obiettivo finale non potrà che contemplare differenti soluzioni e tecnologie, a partire da dettagliati bilanci energetici finalizzati in primis all’efficientamento dei consumi.
Di particolare interesse poi la potenziale produzione di biogas dai fanghi di depurazione, stimata da Utilitalia nello studio inerente i fabbisogni impiantistici per la gestione dei fanghi da depurazione delle acque reflue urbane in 289.483.186 Sm3, nell’ipotesi del tutto teorica di avviare a digestione anaerobica l’80% dei fanghi complessivamente prodotti sul territorio nazionale. Considerando che il contenuto energetico di uno standard metro cubo di metano è pari a 9,32 kWh e che esso rappresenta il 50-70% circa del biogas, l’energia producibile è stimabile in oltre 2 milioni di MWh. Ulteriori approfondimenti sono stati condotti nell’ambito del “Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia” realizzato in collaborazione tra Utilitalia e ISPRA.
Restano poi da declinare nelle differenti realtà territoriali altre forme di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico.
Si tratta, come evidente, di uno dei temi sui quali sarà necessario un impegno economico ma anche di conoscenze rilevante e sul quale la federazione sta portando avanti approfondimenti con le principali università ed enti di ricerca nazionali, con l’importante contributo delle aziende associate.