L'INTERVENTO. Il censimento delle acque per uso civile dell’ISTAT

L’Istat, in occasione delle Giornata mondiale dell’acqua 2024, ha pubblicato un focus tematico, che presenta una sintesi dei principali e più recenti risultati delle diverse attività realizzate dall’Istituto, con riferimento agli aspetti legati alla risorsa idrica, alle infrastrutture, al territorio e alla popolazione.

Con riferimento ai servizi idrici per uso civile, comparto d’uso della risorsa idrica estremamente importante e delicato anche per le dirette conseguenze sul benessere dei cittadini, il focus analizza i primi risultati dell’ultima edizione del Censimento delle acque per uso civile, rilevazione dell’Istat che si è svolta tra maggio e novembre 2023 con riferimento all’anno 2022 e che ha coinvolto tutti gli enti gestori operativi sul territorio nazionale (dal prelievo di acqua per uso potabile alla depurazione delle acque reflue urbane).

Nel 2022 il volume di acqua prelevata per uso potabile in Italia è pari a 9,14 miliardi di metri cubi (424 litri per abitante al giorno): un prelievo giornaliero di 25 milioni di metri cubi reso possibile da una fitta rete di approvvigionamento composta da circa 37.400 punti di prelievo impiegati per garantire gli usi idrici quotidiani della popolazione, ma anche di piccole imprese, alberghi, servizi, attività commerciali, produttive, agricole e industriali direttamente allacciate alla rete urbana, nonché le richieste pubbliche (scuole, uffici pubblici, ospedali, fontanili, ecc.).

L’Italia si posiziona al primo posto nell’Unione europea per la quantità, in valore assoluto, di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei (con l’esclusione quindi dei prelievi da acque marine). Si conferma, quindi, la posizione italiana nel ranking europeo, nonostante il volume prelevato nel nostro Paese durante il 2022 si sia ridotto dello 0,5% rispetto al 2020 (-4% rispetto al 2015), proseguendo la lenta e moderata contrazione rilevata a partire dal 2018.

Comparando i prelievi in termini pro capite, per tenere conto delle diversità demografiche dei Paesi Ue27, il differenziale si presenta piuttosto ampio e l’Italia - con 155 metri cubi annui per abitante - si colloca in terza posizione, dopo Irlanda (200) e Grecia (159). A livello locale, il maggiore prelievo di acqua per uso potabile avviene nel distretto idrografico del Fiume Po, con 2,80 miliardi di metri cubi (30,7% del volume nazionale), mentre - tra le regioni - in Lombardia (1,48 miliardi di metri cubi; 16,2% del totale).


I volumi regionali pro capite, strettamente legati alla disponibilità della risorsa e allo stato di conservazione delle infrastrutture di trasporto dell’acqua, presentano un range molto ampio: dai 110 litri per abitante al giorno della Puglia ai 2.160 del Molise. Soprattutto nel Sud Italia, l’approvvigionamento locale è garantito da scambi idrici interregionali: i prelievi di Basilicata e Molise, al netto delle dispersioni in adduzione e di eventuali usi locali all’ingrosso per industria e agricoltura, confluiscono - in parte - nelle regioni confinanti per approvvigionare i territori vicini in cui la disponibilità idrica locale è insufficiente.
Il volume di acqua prelevata per uso potabile si riduce all’ingresso del sistema di distribuzione per le perdite nel processo di potabilizzazione e nella rete di adduzione nonché per i volumi addotti all’ingrosso per usi non civili (agricoltura e industria).

Nella successiva fase di distribuzione si localizzano ulteriori perdite, che rappresentano in molti casi la parte più preponderante: direttamente proporzionali all’estensione della rete e al numero di allacci, sono composte da una parte fisiologica (che incide su tutte le infrastrutture in quanto non esiste un sistema a perdite zero), una parte fisica (acqua che fuoriesce dal sistema per obsolescenza degli impianti, corrosione, deterioramento o rottura delle tubazioni, scarsa manutenzione) e una amministrativa (consumi non autorizzati ed errori di misura dei contatori).

Nel 2022, a causa delle dispersioni in distribuzione, degli 8,0 miliardi di metri cubi immessi nelle reti comunali (371 litri per abitante al giorno), agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,6 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (214 litri per abitante al giorno). Le perdite totali in distribuzione sono pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,4% dell'acqua immessa in rete a livello nazionale. Una quantità di acqua veramente cospicua, che potrebbe soddisfare i fabbisogni idrici di 43,4 milioni di persone in un anno.
Si confermano, anche in questa tornata censuaria, significativi differenziali tra le aree, legati ai locali aspetti infrastrutturali e gestionali, e una territorializzazione del problema infrastrutturale che fa registrare le criticità maggiori nel Centro e Mezzogiorno, nelle aree ricadenti nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare.

Nel 2022, i distretti idrografici con le perdite totali in distribuzione più alte sono la Sardegna (52,8%), la Sicilia (51,6%) e l'Appennino meridionale (50,4%), seguito dall'Appennino centrale (45,5%).
L'indicatore raggiunge, invece, il valore minimo nel distretto del Fiume Po (32,5%) e risulta inferiore al dato nazionale anche nei distretti delle Alpi orientali (40,9%) e Appennino settentrionale (40,6%).
A livello regionale, le perdite idriche totali in distribuzione superano il dato nazionale in nove casi, con i valori più alti in Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%) e Sicilia (51,6%).
Di contro, le regioni del Nord presentano un livello di perdite inferiore, con Veneto (42,2%) e Friuli-Venezia Giulia (42,3%) in linea col dato nazionale.

Nella provincia autonoma di Bolzano (28,8%), in Emilia-Romagna (29,7%) e Valle d'Aosta (29,8%) si registrano le perdite minori.
Focalizzando l'attenzione alle reti di distribuzione dell'acqua potabile presenti nei 109 comuni capoluoghi di provincia e citta metropolitana (dove risiede oltre il 30% della popolazione) si rileva che, nel 2022, a fronte dei 2,3 miliardi di metri cubi di acqua immessa in rete (364 litri per abitante al giorno), il volume erogato per usi autorizzati agli utenti finali è di 1,5 miliardi di metri cubi (234 litri per abitante al giorno); sono andati pertanto dispersi 0,8 miliardi di metri cubi, pari al 35,2% del volume immesso in rete.

Si rileva quindi che in queste città i volumi erogati pro capite sono nel complesso più alti rispetto al dato Italia (+20 litri) per la maggiore forza attrattiva che questi territori hanno per motivi di turismo, studio, lavoro, servizi e salute. A conferma del fatto che in queste città in molti casi a sia una maggiore attenzione dei gestori nella pianificazione delle attività di monitoraggio e manutenzione; le perdite nei capoluoghi sono più basse di circa 10 punti percentuali rispetto a quelle riscontrate negli altri comuni.


Sebbene molti gestori del servizio idrico abbiano avviato, in alcuni casi anche da diversi anni, attività e investimenti per garantire una maggiore capacita di misurazione dei consumi e campagne di n-cerca, riparazione e contenimento delle perdite di rete, nel 2022 l'indicatore di perdite totali in distribuzione si presenta in leggerissima risalita rispetto al 2020 (quando era al 42,2%), a conferma del persistente stato d'inefficienza di molte reti di distribuzione del nostro Paese. In particolare, in 13 regioni e province autonome su 21 e in tre distretti idrografici su sette le perdite aumentano.

Nei 109 capoluoghi, invece, si nileva nel complesso una riduzione delle perdite di circa un punto percentuale.
Nella lettura e interpretazione dei dati in serie storica, è necessario ricordare che le variazioni rilevate possono dipendere non solo dallo stato delle reti, ma anche da cambiamenti nelle modalita di calcolo dei volumi erogati ma non misurati al contatore, dalla crescente diffusione di strumenti di misura, da situazioni contingenti e modifiche nell'assetto gestionale che possono modificare il sistema di contabilizzazione dei volumi. Nelle aree in cui l'indicatore di perdite totali percentuali aumenta rispetto al 2020, il gestore riferisce, in molti casi, una più corretta registrazione dei volumi.
Di contro, la riduzione delle perdite e dovuta principalmente alle nuove attività di gestione della rete di distribuzione in aree omogenee (distrettualizzazione), che hanno consentito di monitorare in modo più efficiente la quantità e la qualità dell'acqua potabile distribuita.

Articolo a cura di Simona Ramberti, Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali e Stefano Tersigni, Direzione centrale per l'analisi e la valorizzazione nell'area delle statistiche sociali e demografiche e per i fabbisogni informativi del PNR.