L'INTERVENTO. ISTAT: L'approvvigionamento di acqua per uso potabile in Italia: caratteristiche e disposizione dei punti di prelievo

Nella gestione sostenibile della risorsa idrica, l’attività di prelievo riveste un ruolo strategico. Le modalità e i volumi di prelievo influenzano la disponibilità d’acqua e impattano sulla sostenibilità dei settori che ne fanno uso. Tra i vari settori di utilizzo della risorsa idrica, il settore potabile è un fattore chiave nella valutazione del bilancio idrico nazionale, con impatti diretti sul benessere della popolazione.

L’approvvigionamento idropotabile in Italia si basa su infrastrutture complesse, costituite da circa 37.400 fonti d’approvvigionamento, come documentato dal Censimento delle acque per uso civile dell’Istat. Nel 2022, queste fonti hanno fornito 9,14 miliardi di metri cubi di acqua, destinati principalmente a usi domestici, pubblici, commerciali e artigianali, oltre a contributi minori per attività industriali e agricole collegate alla rete comunale di distribuzione dell’acqua potabile.

Il volume prelevato di acqua potabile in Italia è consistente e, nonostante una leggera riduzione dal 2018, mantiene il Paese al primo posto nell’Unione Europea per la quantità totale di acqua dolce prelevata, in valore assoluto, da corpi idrici superficiali e sotterranei. In termini pro capite, l’Italia si colloca al terzo posto con 155 metri cubi annui per abitante, superata solo da Irlanda (200) e Grecia (159), mentre Bulgaria (118) e Croazia (111) seguono a distanza significativa.

Il numero di fonti di approvvigionamento per uso idropotabile è rimasto sostanzialmente invariato nel tempo, sebbene possano esserci variazioni temporanee. I dati Istat confermano una continuità nella caratterizzazione del territorio in base ai punti di prelievo. Condizioni climatiche, esigenze idriche e stato delle infrastrutture possono influenzare nel tempo i luoghi e i volumi destinati all’approvvigionamento, ma il profilo generale rimane confermato nelle analisi in serie storica.

Oltre il 60% dei comuni italiani (circa 3 su 5) dispone di almeno una fonte d’approvvigionamento per uso potabile (anno 2020), evidenziando la capillare distribuzione delle risorse idriche sul territorio.

La diffusione territoriale dei punti di prelievo varia in base alla tipologia di fonte utilizzata. I pozzi, presenti nel 43% dei comuni italiani, sono il tipo di fonte più diffusa; seguono le sorgenti, presenti nel 39% dei comuni. Altri tipi di fonte sono meno diffusi: corsi d’acqua superficiale e bacini artificiali sono presenti in poco meno del 5% dei comuni, mentre i prelievi da laghi naturali riguardano meno dello 0,5% dei comuni e quelli da acque marine o salmastre sono marginali (Figura 1).

La disponibilità e la localizzazione della risorsa idrica, insieme alla struttura socioeconomica del territorio, determinano i profili di utilizzo e consumo dell’acqua, che variano inevitabilmente sia tra i distretti idrografici sia all’interno delle singole aree di ciascun distretto.

Nel 63% dei casi, i comuni con prelievi idropotabili sono classificati come “zone rurali” o “zone scarsamente popolate”, ospitano il 62% delle fonti e forniscono il 41% del volume totale. Il 34% dei comuni rientra nella categoria di “piccole città e sobborghi” o “zone a densità intermedia di popolazione”, dove si trova il 31% delle fonti e si preleva la quota maggiore di volume (44%). Infine, il 3% dei comuni è classificato come “città” o “zone densamente popolate”, con il 7% delle fonti e il 15% del volume.

Dal punto di vista altimetrico, il 38% dei comuni con prelievi idropotabili si trova nelle zone di montagna interna, dove si localizza il 52% delle fonti e si preleva circa il 34% del totale. Seguono quelle di pianura (23% dei comuni, 17% dei punti di prelievo e 29% del volume) e di collina interna (28% dei comuni, 23% dei punti di prelievo e 26% del volume). Le zone di collina litoranea contribuiscono con il 9% del volume, 6% dei punti di prelievo e 8% dei comuni interessati, mentre le zone di montagna litoranea presentano la quota minore in termini di volume, punti e comuni coinvolti.

La portata media delle fonti è di 673 metri cubi giornalieri per punto di prelievo, con una significativa variabilità sul territorio dovuta alla tipologia e alla localizzazione (Figura 2).

Le fonti di acqua sotterranea (sorgenti e pozzi) sono la principale risorsa per l’approvvigionamento idropotabile in Italia, mostrando una notevole variabilità nel numero di punti e nella portata. Alcune di queste fonti, usate come riserva, presentano volumi prelevati molto bassi. Le sorgenti costituiscono più della metà delle fonti di approvvigionamento (61%) e forniscono il 36% del volume prelevato, con una captazione media di circa 390 metri cubi al giorno per punto. Oltre il 70% di questo volume proviene da comuni di montagna.

I pozzi, che rappresentano circa il 36% dei punti di prelievo, garantiscono il volume maggiore, pari al 49% del totale, con una captazione media di 910 metri cubi al giorno per punto; oltre la metà dei pozzi è localizzata in pianura.

Le fonti superficiali, pur contribuendo a una quota minore di prelievo, mostrano un livello di sfruttamento più elevato. L’approvvigionamento da corsi d’acqua superficiale e bacini artificiali fornisce il 15% del volume totale, sfruttando il 2% delle fonti, con una portata media giornaliera di 5.600 metri cubi per punto.

I laghi naturali contribuiscono solo allo 0,5% del volume idropotabile e costituiscono lo 0,1% delle fonti di prelievo, con una portata media giornaliera di 4.100 metri cubi per punto, prevalentemente in comuni di collina e montagna interna.

I prelievi da acque marine o salmastre sono marginali, costituendo solo lo 0,1% del volume totale, con una media giornaliera di 2.800 metri cubi per punto, principalmente in aree di collina litoranea (Figura 3).

Dall’analisi dei prelievi per comune emerge che, in alcuni casi, la fonte di approvvigionamento è vicina al luogo di consumo, mentre in altre situazioni, come in alcune aree del Mezzogiorno, il percorso dell’acqua per soddisfare le esigenze idriche è lungo e può attraversare i confini regionali. Questo mette in luce la complessità nella gestione dell’approvvigionamento idrico, soprattutto in territori con disponibilità idrica insufficiente per i fabbisogni richiesti.

Questa diversità nelle fonti di approvvigionamento idropotabile evidenzia l’importanza di un monitoraggio capillare e di una gestione pianificata delle risorse idriche, soprattutto in un contesto di cambiamento climatico e crescente domanda, anche alla luce dei recenti eventi di emergenza idrica. Tale approccio è cruciale per garantire non solo l’accesso immediato all’acqua potabile, ma anche la salvaguardia delle risorse idriche nel lungo termine, assicurando un equilibrio tra le esigenze attuali e quelle future.

A cura di Simona Ramberti, Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali, e di Stefano Tersigni, Direzione centrale analisi e valorizzazione nell'area delle statistiche sociali e demografiche e per i fabbisogni informativi del PNRR, di ISTAT.