L'INTERVENTO. Anima Confindustria: Scarsità idrica, la risposta è nella dissalazione

Una terra assetata. Questo è lo scenario che caratterizza molte regioni dell’Italia, dove i cambiamenti climatici stanno amplificando le disuguaglianze ambientali. Da un lato, il Nord è sempre più soggetto a eventi alluvionali estremi, mentre, dall’altro, vaste aree del Sud affrontano siccità persistenti e dannose, con precipitazioni sempre più scarse e irregolari. Questa polarizzazione climatica sta mettendo a dura prova le risorse idriche del paese, richiedendo soluzioni innovative per affrontare emergenze che si fanno ogni anno più frequenti e drammatiche.

Se contro la crisi idrica globale la strada da perseguire è ridurre e ripensare il consumo a monte, occorre anche affrontare il problema contingente della scarsità idrica sempre più grave: nello studio dell’ISPRA “Lo stato di severità idrica a scala nazionale” datato ottobre 2024, l’intera Italia centro-meridionale è classificata con un indice di severità media, che diventa alta per la Sicilia. Tra le soluzioni possibili per far fronte all’emergenza, ricorrere all’acqua del mare sembra la risposta più ovvia, eppure in Italia la produzione di acqua desalinizzata rappresenta ancora solo una minima percentuale del totale dell’acqua dolce prelevata. Il processo di riferimento è la desalinizzazione, o dissalazione: un processo tecnologico cruciale per l’approvvigionamento idrico, che consiste nel trasformare l’acqua salmastra in acqua dolce destinata a uso potabile o industriale, separando la componente salina dall’acqua tramite vari processi fisici e chimici.

A seconda del tipo di processo impiegato, gli impianti di dissalazione si possono suddividere in due macrocategorie. Da una parte ci sono quelli basati su processi termici, nei quali l’acqua dolce viene ottenuta grazie all’evaporazione, riproducendo artificialmente il processo naturale. I più utilizzati sono invece i dissalatori che ricorrono all’osmosi inversa, o filtrazione a membrana: in questo processo, l’acqua salata viene spinta attraverso una membrana semipermeabile che separa il sale e le altre impurità. L’acqua dolce così ottenuta viene raccolta in serbatoi, dove viene sottoposta a controlli di qualità e addizionata con composti che ne migliorano le caratteristiche chimiche.

Tra i paesi che fanno più largo uso dei dissalatori per l’approvvigionamento di acqua potabile, in Europa è la Spagna a detenere il primo posto, con 800 impianti attivi e 5 milioni di metri cubi di acqua prodotti ogni giorno. In Italia, la disponibilità è invece abbastanza limitata, con molti impianti che nel tempo sono caduti in stato di abbandono. Tuttavia, specialmente nelle piccole isole, negli ultimi anni la tecnologia sta acquisendo un ruolo strategico, con progetti su larga scala che mirano a soddisfare il fabbisogno idrico locale.

Oggi, i progressi tecnologici hanno notevolmente ridotto l’impatto energetico dei dissalatori rispetto al passato. Gran parte degli impianti moderni utilizza la tecnologia dell’osmosi inversa, che non richiede il riscaldamento dell’acqua, riducendo così il consumo di energia. Anche dal punto di vista ambientale, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento della salamoia, le normative vigenti e i rigorosi controlli assicurano che i residui siano gestiti in modo da minimizzare i danni all’ecosistema circostante. L’innovazione tecnologica, finalizzata a rendere la desalinizzazione più sostenibile ed efficiente, è quindi al centro delle ricerche e degli investimenti futuri, puntando a un equilibrio tra necessità idrica e tutela ambientale.

Come riportato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la realizzazione e la riqualificazione degli impianti di desalinizzazione si inserisce all’interno della pianificazione prevista dalla Direttiva 2000/60/ CE., collocandosi come una nuova misura finalizzata a soddisfare i fabbisogni idrici dell’uomo in uno scenario climatico volto al cambiamento. A questo scopo, anche una parte delle risorse del Pnrr è stata destinata proprio al finanziamento di un progetto che prevede la realizzazione del più grande dissalatore d’Italia, a Taranto. L’entrata in esercizio delle opere è prevista per la metà del 2026 e, secondo quanto riportato da AQP, l’impianto sarà in grado di trattare 1.000 litri al secondo con una potenzialità di 55.400 m3/giorno di acqua potabile.

Un altro importante passo avanti è stato compiuto con l’emanazione del “Decreto Siccità” (D.L. 39/2023) risalente all’aprile dello scorso anno, che porta il titolo “Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”. Il decreto ha introdotto specifiche norme per il contrasto alla crisi idrica e a tale scopo l’articolo 10, alla cui elaborazione ha contribuito Aqua Italia – Associazione costruttori trattamenti acque primarie federata Anima Confindustria – introduce alcune semplificazioni normative finalizzate a velocizzare l’approvazione degli impianti di desalinizzazione. Ad esempio, viene stabilito che le opere di costruzione saranno soggette a verifica di assoggettabilità a VIA (valutazione di impatto ambientale) non più a livello nazionale ma regionale e, per gli impianti con capacità inferiore a 200 litri al secondo, l’obbligo della VIA è stato eliminato. Misure come queste riconoscono nella dissalazione una risposta concreta e tecnologicamente avanzata alla sfida della crescente scarsità di risorse idriche in Italia, che rende sempre più urgente l’adozione di soluzioni innovative e sostenibili per garantire l'approvvigionamento d'acqua su tutto il territorio nazionale.