A prescindere dai requisiti del gestore del SII l’incentivazione degli investimenti dovrebbe essere indirizzata su parametri di merito inversamente proporzionali alla densità di utenza.
È quanto sostiene in questa intervista, Mario Di Gregorio Direttore Tecnico di Gran Sasso Acqua, che spiega: gli investimenti vengono remunerati dalla tariffa; questo parametro varia al variare della densità abitativa (e dunque di utenza). In poche parole a parità di investimento possono essere servite popolazioni assai differenti, fino all’ordine di 140 volte; dunque la remunerazione dell’investimento può sostanziarsi con tempi assai differenti.
Inoltre, a giudizio di Di Gregorio, la Regione Abruzzo dovrebbe incentivare un processo di unificazione gestionale in ambito regionale, centralizzando i servizi di interesse comune dei gestori dei 6 ambiti territoriali (bollettazione, centrale unica di committenza, gestione personale, ecc.). “Questo comporterebbe delle sinergie e vantaggi dal punto di vista economico ma anche lo scambio ed adozione delle best practice”, un processo che inoltre “porterebbe alla costituzione di una entità in ambito regionale più performante nella gestione del SII”, sostiene Di Gregorio.
Per iniziare, può farci una panoramica delle attività della Gran Sasso Acqua e del territorio che gestisce?
La Gran Sasso Acqua s.p.a. gestisce il SII Integrato in 32 Comuni ricadenti nell’ATO n.1 Aquilano, composto complessivamente da 36 Comuni. Dunque tuttora 4 municipalità gestiscono il servizio direttamente in economia. La rete acquedottistica gestita ha un’estensione di 2.000 km tra adduzione e distribuzione. Le principali fonti di approvvigionamento sono 3: Gran Sasso (400 l/s), Chiarino (130 l/s) e Pozzi di Acqua Oria (160 l/s). L’estensione superficiale del territorio di competenza è pari a 1.556 Kmq con una popolazione residente di circa 98.000 abitanti. La densità di abitanti è dunque quantificabile in 63 ab/kmq. Laboratorio REF Ricerche nel 2018 (Acqua n.92) ha pubblicato una classifica delle densità abitative per i 95 ambiti nazionali; si va dai 7.000 ab/kmq dell’ATO Città Milano ai 50 ab/kmq dell’ATO Peligno Alto Sangro (tra la prima e l’ultima esiste un moltiplicatore pari a 140). L’ATO Aquilano è quintultimo. La scarsa densità abitativa su un territorio tanto vasto comporta perdite percentuali molto alte anche quando quelle lineari risultano invece basse (tuttavia il macroindicatore M1 viene rilevato da ARERA sulla scorta del peggiore dei due). L’orografia del territorio gestito, prevalentemente collinare/montuoso, implica la presenza di numerosi impianti di sollevamento sia per la parte idrica che per quella fognaria. Sono attivi più di 100 impianti di sollevamento ai quali si sommano i campi pozzi, per un consumo annuo medio di 17 milioni di Kwh.
In questo quadro, quali sono le vostre strategie per affrontare i costi energetici sempre più alti, che pesano sul servizio idrico?
I costi energetici hanno una incidenza rilevante sull’equilibrio di bilancio. La regolazione tariffaria riconosce i costi energetici come costi passanti, a patto che i prezzi rientrino nella media nazionale maggiorata del 15% (70% prezzi variabili e 30% prezzi fissi). Una preliminare considerazione è che la media nazionale per la componente variabile tende verso il basso perché calmierata dai prezzi derivanti dalla gestione energetica diretta dei grandi player. L’ARERA con la delibera 639/2023 (art.21 – All. A) istitutiva del Metodo Tariffario Idrico per il 4° periodo regolatorio (MTI4) ha rideterminato i costi energetici del 2024 da riconoscere come passanti in base a quelli sostenuti nel 2022 (maggiorati del tasso di inflazione) aumentato del valore (al costo medio dell’energia elettrica) dei kw prodotti e autoconsumati. Dunque la strategia da adottare è stata di fatto già indicata dall’ARERA ed infatti l’azienda ha avviato una politica di investimento indirizzata sull’autoproduzione di energia con l’installazione di campi fotovoltaici ed impianti idroelettrici. Attualmente la produzione derivante dagli impianti fotovoltaici già attivi è ancora modesta, pari a 20.000 kwh. Parallelamente è stata avviata una campagna di efficientamento delle componenti elettromeccaniche degli impianti gestiti. Il meccanismo del riconoscimento degli investimenti in tariffa, con il limite del cap tariffario, implica che la politica di raggiungimento degli obiettivi suesposti, affinché risulti finanziariamente sostenibile, debba essere distribuita ed adeguatamente diluita negli anni.
Dove state dirottando i vostri investimenti?
Gli investimenti, in coerenza con i criteri di determinazione delle tariffe stabiliti da ARERA, devono essere necessariamente dirottati sul contenimento delle perdite, sull’efficientamento energetico e sul riuso delle acque depurate.
Il PNRR basta per supportare le società del settore? Servirebbero altre misure?
Il PNRR e in particolare la digitalizzazione e distrettualizzazione delle reti idriche rappresenta soltanto il primo passo per accorciare la distanza attualmente esistente tra le grandi realtà industriali nella gestione del SII e quelle più piccole. In questo senso è opportuno ribadire che gli investimenti vengono remunerati dalla tariffa; questo parametro varia al variare della densità abitativa (e dunque di utenza). In poche parole a parità di investimento (perché l’estensione degli ambiti è sempre paragonabile) possono essere servite popolazioni assai differenti, fino all’ordine di 140 volte; dunque la remunerazione dell’investimento può sostanziarsi con tempi assai differenti.
A prescindere dai requisiti del gestore del SII l’incentivazione degli investimenti dovrebbe essere indirizzata su parametri di merito inversamente proporzionali alla densità di utenza. Per lo stesso principio il macroindicatore M1, nei casi di densità di utenza molto bassi, dovrebbe essere misurato sulla scorta delle perdite lineari e non di quelle percentuali.
In generale cosa dovrebbero fare la Regione Abruzzo per potenziare il sistema idrico regionale e migliorarne l’efficienza. Quali sono gli interventi a cui le istituzioni dovrebbero dare priorità?
A mio giudizio la Regione Abruzzo potrebbe incentivare un processo di unificazione gestionale in ambito regionale. In pratica potrebbero essere centralizzati i servizi di interesse comune dei gestori dei 6 ambiti territoriali (bollettazione, centrale unica di committenza, gestione personale, ecc.). Questo comporterebbe delle sinergie e vantaggi dal punto di vista economico ma anche lo scambio ed adozione delle best practice. Peraltro un tale processo porterebbe alla costituzione di una entità in ambito regionale più performante nella gestione del SII.
Come si posiziona il servizio idrico integrato dell’Abruzzo rispetto alle altre regioni italiane e in particolare del centro sud?
La qualità del SII ad oggi è misurata sulla base di parametri asettici, che non tengono conto delle enormi differenze demografiche ed orografiche esistenti tra diversi ambiti (vedasi l’esempio già esplicitato del parametro M1). Quindi contrariamente a quanto rilevabile dalla fredda lettura dei dati, è invece più che accettabile la qualità del servizio. A titolo esemplificativo la GSA ha ricevuto una premialità per i macro indicatori M3 (qualità dell’acqua erogata) e M6 (qualità dell’acqua depurata) mentre risulta poco efficiente sotto il profilo delle perdite percentuali in ragione della scarsa densità abitativa. Anche l’Abruzzo come tante altre regioni è servito con infrastrutture obsolete che necessitano di interventi strutturali di sostituzione e ammodernamento. Un punto a favore della regione è la presenza di acqua di particolare qualità e la quasi totale assenza di preoccupanti emergenze idriche.
C’è abbastanza dialogo e collaborazione tra i vari Comuni e tra le varie Regioni?
Assolutamente sì. Specialmente in fase di programmazione ed attuazione degli interventi finanziati dal PNRR si è consolidata una forte collaborazione istituzionale.
Intervista di Elena Veronelli