Intervista di Elena Veronelli ad Andrea Mazzillo, Professore a contratto di Economia all’Università di Cassino, Esperto di finanza locale presso la Corte dei conti.
L’importanza delle risorse del PNRR per efficientare reti idriche “obsolete”, la cooperazione tra enti per realizzare i progetti infrastrutturali, la frammentazione amministrativa.
Ne parla in questa intervista Andrea Mazzillo, Professore a contratto di Economia all’Università di Cassino, Esperto di finanza locale presso la Corte dei conti.
Dato interessante che sottolinea Mazzillo è che, nonostante gli aiuti del PNRR, ad oggi sono stati spesi solo 750 milioni e i ritardi si attestano per oltre il 30% rispetto al totale dei circa 1400 progetti in corso.
Oggi come non mai stiamo vivendo un momento topico per il nostro paese con una mole di risorse ingenti stanziate per vincere la sfida di offrire ai cittadini infrastrutture idriche efficienti e servizi di rete competitivi. Visto il suo ruolo di accademico ed esperto di finanza pubblica presso la Corte dei conti, ritiene sia una sfida alla portata del nostro paese?
Le risorse catalizzate dal PNRR sono essenziali per recuperare il gap infrastrutturale del nostro paese, le reti idriche sono obsolete e “fanno acqua” un po’ dappertutto, sebbene il Mezzogiorno registri perdite in media più alte. La scelta di destinare al Sud il 40% delle risorse del Piano rappresenta un’ulteriore possibilità di fare bene anche in quelle aree dove gli investimenti privati risultano meno attrattivi e quelli pubblici diventano essenziali per assicurare una qualità di servizi trasversale ed omogenea in tutto il paese.
Secondo alcuni osservatori ci sono operatori economici e amministrazioni locali che, nonostante questa maxi-iniezione di risorse, non riescono a trovare la “quadratura” del cerchio. È così?
Ad oggi sono stati spesi solo 750 milioni e i ritardi si attestano per oltre il 30% rispetto al totale dei circa 1400 progetti in corso. Sono numeri che però, secondo me, cambieranno molto presto. Abbiamo assistito ad una rimodulazione del piano in due tranche le cui modifiche sono state approvate dal Consiglio UE tra dicembre 2023 e aprile 2024. È chiaro che serve un impulso forte in termini di capacità di realizzazione e soprattutto di una profonda e proficua intesa con tutti gli attori coinvolti nel processo di realizzazione delle opere infrastrutturali. Credo che un coordinamento di area vasta (anche tramite le ATO) possa giovare al buon esito dei progetti. Auspico in questo senso una rinnovata sensibilità civica sulla risorsa idrica che, se preservata, può svolgere la sua funzione di bene pubblico a vantaggio di tutti i cittadini. In effetti, seguire la vulgata dominante e parlare di autonomie territoriali oggi non è ciò che serve all’ambiente e soprattutto alle diverse comunità che condividono il medesimo baci- no idrico di riferimento.
La Corte dei conti cosa suggerisce per stimolare gli enti a cooperare insieme per realizzare i progetti infrastrutturali? Quale ricetta darebbe agli amministratori locali per stimolare investitori e cittadini a gestire responsabilmente i beni pubblici e, in questo caso, le sempre più scarse risorse idriche?
La Corte dei conti, attraverso la sua attività di controllo concomitante, sebbene depotenziata nella sua versione originaria, risulta un interlocutore affidabile per gli amministratori locali e revisori. Il monitoraggio semestrale assicurato attraverso le diverse articolazioni dell’Istituto offre una solida sponda ai decisori pubblici che possono raccogliere le numerose segnalazioni e raccomandazioni come un invito a fare meglio e soprattutto evitare di sbagliare. Sappiamo tutti che tante risorse e scarsi tempi di realizzazione sono terreno fertile per comportamenti altamente speculativi che possono sfociare anche in atti gravemente lesivi della fede pubblica e delle risorse collettive. Proprio nell’ottica di raccogliere gli indirizzi della Corte si deve altresì collocare la spinta delle amministrazioni locali che a mio avviso devono apprendere l’arte della condivisione e unione di intenti da realizzare attraverso l’individuazione di esperienze pilota da condividere e rendere coerenti rispetto al comune contesto di riferimento.
Come riuscire a rendere possibile questo processo di integrazione tra enti in un paese molto frammentato dal punto di vista amministrativo?
In effetti non è semplice realizzare politiche integrate per la gestione delle risorse idriche, occorre istituire organismi di governance multilivello e un sistema di monitoraggio e controllo da rendere coerente con le decisioni assunte nelle diverse aree d’interesse. Lo studio promosso da Accadueo - Bologna fiere e Centro Studi Enti Locali SpA, offre uno spaccato interessante delle possibili soluzioni per portare in fase di collaudo tutti i 1400 progetti in corso e destinati a concludersi entro giugno 2026; mi auguro che il nostro lavoro possa essere da stimolo per lo sviluppo di una filiera industriale solida e competitiva.