Oggi, 4 luglio, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio è stata presentata la Relazione annuale Arera - Autorità di regolazione per energia reti e ambiente illustrata da Stefano Besseghini, presidente Arera.

 

Una relazione di grande respiro che ha affrontato le principali tematiche di tutti i settori.

 

Per i sistemi idrici l’Unione europea sta intervenendo con le revisione delle normative su una serie di problematiche tra i quali gli effetti degli stress idrici generati dall’effetto combinato di livelli crescenti di urbanizzazione (in termini di consumi sempre più elevati), dagli effetti dell’inquinamento (in termini di riduzione della quota idropotabili) e del clima (con frequenti periodi di siccità e precipitazioni concentrate sia in intensità, sia in volume, in periodi limitati). Nel 2015 il 33% della popolazione europea è stato esposto a condizioni di stress idrico, concentrate nei paesi dell’Europa meridionale Grecia Portogallo e Spagna (nel 2017 anche in Italia).

 

L’agricoltura è il settore al quale è destinata la quota maggiore di risorsa prelevata (circa il 42% in Europa), seguita dalla produzione di energia elettrica (28%), dall’uso industriale (18%) e dagli usi domestici e servizi (12%).

 

Nel corso del 2018 l’Autorità ha proseguito l’attività di ricognizione volta alla valutazione delle condizioni in cui versano le infrastrutture del servizio idrico, unitamente alle esigenze di investimento per il settore. Alla luce della specifica regolazione introdotta in materia di qualità tecnica (delibera 27 dicembre 2017, n. 917/2017/R/idr e relativo allegato A, RQTI), sono state ulteriormente sistematizzate le metodologie di raccolta delle informazioni, consentendo di delineare con crescente grado di dettaglio i principali aspetti riconducibili allo stato dei servizi idrici.

 

La distribuzione del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) a livello nazionale evidenzia la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche (M1) che pertanto risulta obiettivo prioritario nelle scelte di pianificazione degli Enti di governo dell’ambito. Complessivamente le risorse destinate agli interventi per il miglioramento di M1 ammontano a circa 1,2 miliardi di euro nel biennio 2018-2019, con punte del 33,5% nel Sud e nelle Isole. Seguono gli investimenti per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata (M6) e per l’adeguamento del sistema fognario (M4), che si attestano rispettivamente al 18,9% ed al 14,6%.

 

Con riferimento ad un campione di 103 gestioni (che erogano il servizio a oltre 40 milioni di abitanti), si rileva che per l’annualità 2018, la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 mc) ammonta a 306 euro/anno a livello nazionale (303 euro/anno nel 2017). Ma è sulla Qualità Tecnica che si hanno le maggiori indicazioni.

 

Per il settore Gas I prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani al lordo di oneri e imposte si confermano anche per il 2018 sensibilmente più alti della media dei prezzi dell’Area euro, con differenziali in crescita. Nel 2018 il consumo interno di gas naturale è diminuito del 3,3% rispetto al 2017 attestandosi a 70,3 miliardi di metri cubi. La ripresa dei consumi industriali (+4,1%) non è infatti riuscita a compensare il brusco calo dei consumi termoelettrici scesi dell’11% e la flessione degli altri usi (-4,3%). Sostanzialmente invariati, invece, i consumi civili (residenziale e terziario, -0,1%). Nel 2018 i soggetti attivi nella distribuzione sono risultati 207 con un volume distribuito di 32,1 miliardi di m3, 462 milioni di m3 in più dell’anno precedente, a 23,8 milioni di clienti finali. Il consumo medio complessivo è stato pari a 1.351 m3/a, in linea con lo scorso anno. Nel settore della vendita, su un totale di 412 imprese attive (-8 rispetto al 2017) soltanto 31 (il 7,5%) ha venduto oltre 300 milioni di m3. Il 2018 ha visto una riduzione di concentrazione sul mercato finale con la quota controllata dai primi 3 gruppi societari scesa dal 45% al 43,5% mentre per i primi cinque gruppi si è passato dal 53,4% al 51,7%.

 

Si allega una sintesi della Relazione tecnica