Intervista a Marco Lombardi, amministratore delegato di Acqualatina
In Italia si disperdono in media oltre 9mila m3/km/anno, pari a circa il 41% del totale immesso in rete. In particolare nell’Appennino Centrale, le perdite medie sono intorno al 48%. La causa? In particolare risiede nelle infrastrutture italiane troppo vetuste: il 60% è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che cresce al 70% nei grandi centri urbani) e il 25% di queste supera i 50 anni (il 40% nei grandi centri urbani).
È quanto dice in questa intervista Marco Lombardi, amministratore delegato di Acqualatina, che sottolinea l’impegno della società di dotare il proprio territorio di "reti più moderne e digitali in modo da limitare il fenomeno delle dispersioni idriche”. Un territorio che ha dovuto far fronte, negli anni, anche a diverse difficoltà legate alla qualità delle acque.
Dunque, l’elemento comune di tutti i progetti di Acqualatina è “la digitalizzazione, in grado di accelerare ed efficientare i processi, creare modelli predittivi, consentire un monitoraggio centralizzato a beneficio di interventi repentini e risolutivi”.
Quali sono i punti di forza del centro Sud e del bacino Mediterraneo? Quali sono le opportunità offerte dal territorio agli operatori del settore?
Il Centro-Sud Italia e il bacino del Mediterraneo presentano diverse caratteristiche interessanti in termini di risorse idriche, con specificità che possono variare da regione a regione.
Alcune aree, come quella in cui operiamo, possono beneficiare di riserve idriche significative, grazie a fiumi, laghi e bacini idrici che forniscono una base solida su cui poter contare. Per noi gestori idrici la sfida-opportunità diventa l’adozione di soluzioni che mirino alla tutela ambientale e alla sostenibilità a 360°, dall’aspetto ambientale a quello socio-economico.
Bisogna continuare ad investire per la stabilizzazione nel lungo termine dei risultati ottenuti.
E i punti di debolezza?
Sono sostanzialmente gli stessi che affliggono il settore in tutto il Paese. In Italia si disperdono in media oltre 9mila m3/km/anno, pari a circa il 41% del totale immesso in rete. Nel nostro distretto, quello dell’Appennino Centrale, le perdite medie sono intorno al 48%. D’altronde, il 60% delle infrastrutture italiane è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che cresce al 70% nei grandi centri urbani) e il 25% di queste supera i 50 anni (il 40% nei grandi centri urbani).
Tuttavia, stiamo lavorando per dotare i nostri territori di reti più moderne e digitali in modo da limitare il fenomeno delle dispersioni idriche.
Nel nostro territorio inoltre abbiamo dovuto far fronte, negli anni, a diverse difficoltà legate alla qualità delle acque. Penso alla presenza di arsenico nell’area nord dell’Ato o al fenomeno dell’intorbidamento che si presenta periodicamente nell’area del sud pontino. Su entrambi questi fronti abbiamo fatto enormi passi avanti con risultati molto soddisfacenti.
Quali misure servirebbero da parte del Governo per efficientare maggiormente la rete idrica in Italia e in particolare nel centro sud?
Un apporto fondamentale è senza dubbio garantire una continuità nelle risorse da investire. Negli ultimi anni gli investimenti nel settore idrico sono passati dagli 1,28 miliardi del 2018 agli oltre 2,60 del 2023 grazie anche al supporto di oltre 4 miliardi di fondi PNRR, che si stanno rivelando, dunque, una risorsa indispensabile.
Ma non possiamo fermarci qui.
Questi fondi non garantiranno la risoluzione di tutte le problematiche, che in alcune aree sono particolarmente insistenti. Mi riferisco in particolare allo stato delle reti. Bisogna continuare ad investire per la stabilizzazione nel lungo termine dei risultati ottenuti.
Quali sono i progetti a medio lungo termine di Acqualatina?
Nel 2023 il territorio dell’Ato4-Lazio Meridionale gestito dalla nostra Società ha ottenuto oltre 60 milioni di euro in fondi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, finanziato dal NextGenerationEU dell’Unione Europea.
Fondi che verranno utilizzati per realizzare importanti interventi sul fronte della transizione digitale ed ecologica.
Questi fondi rappresentano un’opportunità per accelerare sui progetti in corso e per avviare la realizzazione di quelli in attesa di copertura finanziaria. Progetti che abbracciano appieno il valore della sostenibilità ambientale, in quanto si attestano come importanti azioni di tutela degli ecosistemi e di contrasto ai cambiamenti climatici.
L’elemento comune di tutti questi progetti è senz’altro la digitalizzazione, in grado di accelerare ed efficientare i processi, creare modelli predittivi, consentire un monitoraggio centralizzato a beneficio di interventi repentini e risolutivi.
Il focus dei progetti PNRR in Acqualatina risiede, appunto, nelle opere di digitalizzazione e ammodernamento della rete idrica, fondamentale anche a fronte dei cambiamenti climatici in atto.
E per quanto riguarda le sfide già vinte?
L’attività di depurazione ci ha permesso di ottenere importanti risultati contribuendo anche all’ottenimento di numerose Bandiere Blu, le uniche di tutto il litorale laziale, e incentivando di conseguenza il flusso turistico nel nostro territorio. Un intervento che ha contribuito a sanare la difficile condizione preesistente.
E poi c’è la già citata lotta all’arsenico. Nel 2023 abbiamo installato il nuovo impianto di dearsenificazione presso Sardellane, centrale che serve oltre 250.000 cittadini della Pianura Pontina. L’impianto garantisce il mantenimento di un’ottima qualità e pressione dell’acqua distribuita in rete anche in condizioni difficili. Ed è solo l’ultimo, in ordine temporale, e si va infatti ad aggiungere a quello installato ad Aprilia (LT), uno dei più grandi di Europa. Con oltre 17 milioni di investimento, Acqualatina è stato il primo gestore italiano a portare i valori di arsenico entro i nuovi limiti UE ben prima del tempo stabilito.
Un’altra sfida storica del nostro territorio, come accennato in precedenza, è quella relativa al contrasto alla torbidità. Nel 2023 abbiamo fatto importanti passi avanti in tal senso. Infatti, abbiamo ammodernato totalmente la sala dreni della centrale Capodacqua. Con una portata di circa 600 litri al secondo, la centrale serve circa 100.000 cittadini. I 53 nuovi dreni ora stanno svolgendo un importante lavoro nel lenire i fenomeni di torbidità. Una sfida che, tra l’altro, si sta rafforzando grazie a un investimento di 2 milioni di euro da fondi PNRR per l’ammodernamento della centrale Mazzoccolo a servizio di due grandi Comuni del Sud Pontino: Gaeta e Formia.
E infine vorrei menzionare i progetti per l’installazione di un impianto di dissalazione mobile nell’isola di Ventotene, che verrà sostituito presto da uno definitivo, e di quello di prossima realizzazione nell’isola di Ponza. Una sfida storica che vinceremo rendendo le Isole Pontine totalmente autonome nell’approvvigionamento idrico, anche a fronte di avverse condizioni meteo e di fenomeni di siccità.
Da un punto di vista della transizione digitale, poi, abbiamo attivato supporti per ogni fascia di utenza: andiamo da un nuovo sportello centrale con colonnine ‘touch’, a un servizio di live chat online, una innovativa control room che permetterà il monitoraggio in tempo reale di impianti e reti. Stiamo acquisendo le tecnologie che progressivamente ci consentiranno di digitalizzare l’intera rete idrica del territorio, vale a dire oltre 4.000km di condotte distributrici e 600km di adduttrici.
Una sfida che riguarda la transizione digitale, certo, ma anche l’inclusività, grazie allo sviluppo di sempre nuove risposte alle esigenze di ogni fascia della popolazione.
Con uno sguardo al futuro, cosa ci può dire?
Stiamo lavorando in un’ottica di lungo termine che guarda già oltre le milestone legate ai fondi PNRR, per il prosieguo del nostro percorso di sostenibilità a 360°. Il nostro è un approccio sistemico fondato sulla open innovation, e la strada che abbiamo tracciato proseguirà stabilmente sui binari di innovazione e digitalizzazione come leve per il miglioramento continuo del servizio e della qualità della vita quotidiana dei cittadini: di fatto la mission di ogni gestore di un servizio pubblico essenziale come il nostro.
Il principale obiettivo è passare dall’attuale sistema di gestione dell’imprevisto a un modello predittivo in grado di anticipare e governare con efficacia le diverse variabili di contesto, così da garantire il mantenimento degli obiettivi ottenuti e un sistema resiliente capace di fronteggiare la grande sfida del cambiamento climatico.
Intervista di Elena Veronelli