Intervista a Alessandro Bratti, Segretario Generale dell'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po
Il Decreto Siccità ha rivoluzionato l'Osservatorio di ADBPO, trasformandolo da una struttura consultiva a organo decisionale in grado di prendere provvedimenti sulla gestione della risorsa idrica.
In quest’intervista, Alessandro Bratti, Segretario Generale dell'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, parla degli effetti che questa trasformazione ha sul modo in cui vengono gestite le emergenze idriche e pianificate le azioni preventive.
Riflettendo sull'esperienza passata, Bratti sottolinea che l’esperienza dell’Osservatorio del Distretto del fiume Po è servita per costruire un modello di gestione integrata.
E ancora, altri punti affrontati nell’intervista: l'importanza del coinvolgimento degli stakeholder e delle comunità locali nel processo decisionale, la necessità di puntare a tecnologie avanzate per migliorare la gestione delle risorse idriche, le principali misure che l'Osservatorio prevede di adottare nel medio e lungo termine.
Il decreto siccità ha reso l’Osservatorio da struttura operativa a organo decisionale. Quali sono i principali effetti di questa misura?
L’Osservatorio è attivo nel Distretto del fiume Po sin dal 2016, anno in cui fu sottoscritto un Accordo volontario tra le parti al fine di tenere costantemente sotto controllo il rapporto tra disponibilità di risorsa e utilizzi. L’Osservatorio si configurava, quindi, come una struttura operativa di tipo volontario e sussidiario a supporto del governo integrato dell'acqua che aveva l'obiettivo di rafforzare la cooperazione e il dialogo tra i soggetti appartenenti al sistema di governance della risorsa idrica nell'ambito del distretto, promuovere l'uso sostenibile della risorsa idrica in attuazione della Direttiva 2000/60/CE e coordinare l'attuazione delle azioni necessarie per la gestione proattiva degli eventi estremi siccitosi. In caso di emergenza idrica (scenario di severità idrica “alta”), l’Osservatorio aveva il compito di contribuire alla definizione delle decisioni per la gestione dell’emergenza da parte delle Autorità competenti coinvolte e la Protezione Civile ma non interveniva direttamente.
Con la modifica al D.lgs. 152/06 introdotta dal Decreto Siccità, da organo consultivo l’Osservatorio diviene a tutti gli effetti un organo statutario del Distretto a cui, tra gli altri, spetta il compito, in caso di emergenza idrica, di elaborare scenari previsionali e formulare proposte anche relative a temporanee limitazioni all'uso delle derivazioni. Sulla base degli scenari e delle proposte elaborate, il segretario generale dell'Autorità di bacino può adottare, con proprio atto, le misure di salvaguardia necessarie a dare applicazione delle proposte operative assunte a scala distrettuale.
Data la valenza delle proposte assunte dall’Osservatorio, è stato previsto che questo, composto dai rappresentanti delle amministrazioni presenti nella conferenza istituzionale permanente, o loro delegati, deliberi a maggioranza dei tre quinti dei componenti con diritto di voto presenti alla seduta.
Quali sono le principali lezioni apprese dall'esperienza dell'Osservatorio?
Innanzitutto, l’Osservatorio ha rappresentato l’occasione per riunire intorno ad un tavolo, in modo continuativo, tutti i soggetti che a vario titolo contribuiscono alla gestione della risorsa nel Distretto. La cosa non era per nulla scontata visto che parliamo di soggetti appartenenti a mondi che fino a quel momento non si erano mai parlati salvo in casi eccezionali come nel caso dei gestori del Servizio Idrico e dei Consorzi di Bonifica.
Ma al di là di questo, all’interno di un sistema di competenze, purtroppo molto frammentato, l’esperienza dell’Osservatorio del Distretto del fiume Po è servita per costruire un modello di gestione integrata di una risorsa che non consce confini e che, per sua natura, richiede una forte interazione tra utilizzatori di monte e di valle.
Fondamentale è il ruolo degli stakeholder. In che modo vengono coinvolti nel lavoro dell’Osservatorio?
Chiaramente, non è possibile immaginare un sistema di governo della risorsa che non coinvolga direttamente i portatori d’interesse. In tal senso, la stessa norma nazionale prevede la possibilità di estendere la partecipazione all’Osservatorio anche a loro, attraverso l’inserimento nell’Osservatorio steso di esperti indicati da ciascuna categoria. Tali esperti vengono nominati con un Decreto del MASE e partecipano alle riunioni esclusivamente a scopo consultivo (a tal fine la norma chiarisce che gli esperti non possano votare laddove si devono assumere decisioni in merito alla gestione di eventuali emergenze).
L'Osservatorio intende coinvolgere attivamente anche la società civile e le comunità locali?
La Segreteria Tecnica dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, che è il “braccio operativo” dell’Osservatorio, nel senso che è l’organo tecnico di cui l’Osservatorio si avvale per la conduzione delle proprie attività, coerentemente con le disposizioni comunitarie e nazionali in materia di “partecipazione pubblica”, ha attivi da tempo una serie di tavoli di confronto a cui partecipano, a vario titolo, rappresentati delle comunità locali, società civile, associazioni ambientaliste, ecc. Basti pensare alle attività svolte nell’ambito dei Contratti di fiume o nell’ambito di progetti europei come Climax Po o il MAB Unesco.
Nell’ambito di quelle collaborazioni, la Segreteria Tecnica raccoglie tutte le istanze che provengono dai territori per poi veicolarle anche all’interno delle attività che vengono svolte per conto dell’Osservatorio. Quindi, sebbene per questioni pratiche, al momento non sia previsto un coinvolgimento diretto di queste realtà all’interno dell’Osservatorio, questo non vuol dire che la voce dei territori non venga tenuta in debita considerazione allorquando si tratti di assumere decisioni rilevanti in materia di gestione della risorsa. Inoltre, essendo le Regioni parte integrante dell’Osservatorio, è evidente che un certo livello di coinvolgimento delle realtà locali viene garantito direttamente da queste che, tra l’altro, nel caso del Distretto del fiume Po, partecipano all’Osservatorio direttamente con gli assessori regionali.
Considerando il riequilibrio delle disponibilità idriche nell'area padana grazie alle recenti precipitazioni, quali sono le principali misure che l'Osservatorio prevede di adottare nel medio e lungo termine?
Al momento, sono diverse le iniziative che l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po sta portando avanti in materia di gestione della risorsa.
È forse opportuno ricordare che, ai sensi dell’art. 145 - comma 1 - del D.lgs. 152/06, all’Autorità compete la definizione e l’aggiornamento periodico del bilancio idrico diretto ad assicurare l’equilibrio fra le disponibilità di risorse reperibili o attivabili ed i fabbisogni per i diversi usi presenti nel distretto, nel rispetto dei criteri e degli obiettivi tutela dei corpi idrici. In tal senso, l’Autorità di bacino è costantemente impegnata nell’aggiornamento del Piano di Bilancio Idrico (PBI) di distretto. Strumento cardine per l’aggiornamento del Piano di Bilancio Idrico è la modellistica integrata che viene utilizzata anche per la gestione dell’emergenze idriche. Al momento, si sta procedendo ad aggiornare l’intera catena modellistica, che è composta da diversi strumenti che operano in serie e che servono a determinare le diverse variabili che compongono l’intero schema afflussi/deflussi/usi, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Una volta aggiornato il sistema, sulla base degli scenari climatici futuri previsti dall’IPPC, si procederà a costruire diversi scenari di disponibilità idrico e di utilizzo della risorsa e sulla base di questi verranno individuate possibili scenari d’intervento da sottoporre all’attenzione dell’Osservatorio per le valutazioni del caso.
Parallelamente, sulla base anche di quanto accaduto nel corso dell’anno 2022, si stanno portando avanti diverse iniziative per la risoluzione di criticità a scala locale e distrettuale. Ad esempio, si sta lavorando all’individuazione delle soluzioni progettuali più idonee per la realizzazione di alcuni invasi e per la realizzazione di una barriera anti-sale sul ramo del Po di Pila. Inoltre, abbiamo collaborato con le Regioni alla predisposizione dell’elenco degli interventi da candidare nel PNIISSI, Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, che riguardano soprattutto i due principali settori di utilizzo della risorsa che sono il Servizio Idrico e i Consorzi di Bonifica.
Ovviamente, non appena il nuovo Osservatorio diventerà operativo, tutti questi tempi verranno portati all’attenzione dei Gruppi di Lavoro affinché ci sia la più ampia condivisione di quello che dovrà essere il futuro della gestione della risorsa nel Distretto del fiume Po.
Alla luce della complessità delle questioni idrologiche, in che modo l'Osservatorio sta incoraggiando l'innovazione e l'adozione di tecnologie avanzate?
Quello dell’innovazione tecnologica è da sempre un terreno su cui è molto difficile muoversi, perché molto spesso l’innovazione comporta investimenti significativi ma soprattutto comporta un radicale cambio di prospettiva.
In alcuni settori, come quello del Servizio Idrico, l’innovazione viene perseguita con una certa attenzione soprattutto quando a gestire il servizio ci sono gestioni di tipo “industriale, e questo indipendentemente dal tipo di operatore che può anche essere tranquillamente rappresentato anche da una gestione di tipo “in house”. Le ragioni di ciò sono riconducibili a due fattori concomitanti: la costante ricerca, da parte degli operatori, di soluzioni gestionali che offrano il miglior rapporto costo/efficacia; le regole imposte da ARERA, l’Autorità nazionale che regola il Servizio, che prevedono incentivi economici per i gestori che offrono livelli di performance di un certo tipo. Chiaramente, non tutte le gestioni sono uguali: ci sono alcune aree dove scontiamo un ritardo in materia ancora importante.
Analogamente, anche nel settore irriguo, che è di gran lunga il più idroesigente, abbiamo nel Distretto alcune realtà molto all’avanguardia e altre che scontano un ritardo ormai non più sostenibile. La Romagna, ad esempio, nonostante i tragici eventi del maggio scorso, è un territorio che da sempre deve fare i conti con la scarsità d’acqua. Per questo motivo, in quel territorio, sono stati fatti significativi investimenti nel settore sia da parte degli utilizzatori finali, le aziende agricole, sia da parte dei distributori della risorsa, i Consorzi di Bonifica. Ad oggi, gran parte delle aziende che operano in quel territorio utilizzano sistemi irrigui ad alta efficienza come l’irrigazione a goccia o, al più, l’aspersione, mentre i Consorzi di Bonifica sono all’avanguardia per quanto riguarda la realizzazione di distretti irrigui con distribuzione dell’acqua tramite sistemi in pressione. Ovviamente, questo tipo di sistemi non sono replicabili in tutte le realtà, basti pensare al settore risicolo che è ampiamente diffuso nel Distretto del fiume Po, soprattutto in Lomellina e nel Vercellese, ma potrebbero tranquillamente essere adottati in altri contesti dove invece continuano ad essere praticati sistemi irrigui come la sommersione e lo scorrimento. Ma anche la sommersione e lo scorrimento potrebbero essere resi più efficienti e ci sono numerosi studi condotti anche a livello nazionale che lo dimostrano.
È evidente, quindi, che l’impegno dell’Osservatorio al riguardo dovrà essere indirizzato affinché, dove possibile, i sistemi di utilizzo della risorsa vengano adeguati il prima possibile. Quella dell’ottimizzazione dei sistemi di utilizzo della risorsa è condizione necessaria affinché si arrivi ad individuare esattamente quali aree del Distretto dovranno essere messe in sicurezza rispetto agli approvvigionamenti idrici anche attraverso la realizzazione di sistemi per la raccolta e lo stoccaggio della risorsa.