La Conferenza Stato-Regioni ha approvato a fine luglio il decreto attuativo del “Collegato Ambientale” che costituisce e dà l’avvio operativo alle Autorità di Bacino distrettuali, definendo la governance per la pianificazione in materia di acque e di difesa del suolo. “Si tratta – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – di una delle più importanti riforme nel settore acqua mai compiute in Italia. Con questo testo, che riallinea il Paese alle direttive europee in materia, poniamo finalmente le fondamenta solide per un servizio idrico efficiente, costruito sulla chiarezza nelle competenze e nelle responsabilità, su un sistema più semplice e razionale, anche nei costi. L’Italia riparte da qui per recuperare il tempo perduto nella gestione a vari livelli del bene naturale più prezioso”.


Da trentasette Autorità di bacino nazionali, di cui trenta interregionali si arriva a sette Autorità distrettuali, di cui due insulari: Po, Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sicilia e Sardegna. Il nuovo impianto normativo razionalizza le competenze con l’esercizio da parte di un solo ente delle funzioni di pianificazione e la predisposizione dei Piani di gestione acque e alluvioni. Infine, spetterà al ministero dell’Ambiente un ruolo strategico di vigilanza e coordinamento sulle Autorità: le funzioni pianificatorie in materia di acqua e suolo sono in capo alle Autorità di bacino distrettuali e alle Regioni è assegnato l’importante ruolo di attuare i Piani di gestione alla scala sub distrettuale e territoriale regionale.


Il Codice dell’Ambiente, che recepiva nel 2006 in Italia la direttiva quadro in materia di acque e disciplinava espressamente infatti l’istituzione delle autorità distrettuali, è rimasto per vari motivi totalmente disatteso fino a oggi, determinando carenze e sovrapposizioni di competenze che hanno indebolito l’attività di monitoraggio, pianificazione e programmazione. Con questo testo l’Italia risponde alle criticità che sono state sollevate dall’Ue per l’assenza di governance nell’Eu-pilot del 2015.

 

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