Sviluppare il sistema Smart Meter con una progettazione a lungo termine

Intervista a Enrico Parodi, General Manager Watertech – Gruppo Arad

 

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L’anno è iniziato presentando un contesto tanto critico quando sfidante. Con l’inizio del 2021 che nuove prospettive di business si aprono per il vostro comparto?

Ritengo sarà un anno di importanti cambiamenti. Un passaggio non legato ad un unico fattore ma a diverse situazioni che stanno evolvendosi rapidamente, andando a determinare una macro-transizione che significativamente porterà, già nel 2021, a diversi scenari sovrapposti. Cambiamenti che trascinano con sé rischi e parallelamente aprono a nuove opportunità che bisognerà essere in grado di cogliere.

A mio parere tre sono le macro-aree in trasformazione che avranno e hanno già impatti importanti sul rapporto tra innovazione e servizi di pubblica utilità.

In primo luogo il Covid-19: l’effetto della pandemia è ormai chiaro non sarà di breve ma di medio/lungo termine. Un fenomeno che ha rimesso in discussione una serie di paradigmi, a cominciare dall’approccio al lavoro, sia nostro che dei nostri clienti. Il ripensare alla struttura lavorativa ci ha costretti ad una forte spinta verso la digitalizzazione, in tutte le sue sfaccettature. Tutto ciò che riguarda la gestione automatica e digitale delle reti stava andando delineandosi ma a fronte dell’emergenza sanitaria mondiale ha subito una violenta accelerazione. Oggi la capacità di operare senza dover obbligatoriamente essere fisicamente presenti sul campo fa la differenza tra il continuare a operare o affrontare oggettive difficoltà.

Come secondo elemento abbiamo le spinte di carattere legislativo e normativo che stanno orientando un cambiamento nel mercato. Teniamo conto che fino a qualche tempo fa ARERA nei confronti del settore acqua si mostrava quasi disinteressata, per lo meno nell’ambito digitalizzazione sulla quale si è espressa con molta prudenza.  Questo atteggiamento sta cambiando, con un approccio molto diverso sia da parte delle istituzioni centrali che di organizzazione delle utility. In un mercato che sta così velocemente modificando i propri processi è necessario ed evidente indirizzare le strategie, che non significa forzare il mercato in una particolare direzione ma guidarlo verso un obiettivo comune, veicolando tutte le energie nell’ottenimento di un unico risultato. Se così non sarà, correremo il rischio di uno sviluppo nuovamente frastagliato, a macchia di leopardo, complesso da gestire a favore peraltro di alcuni soggetti e in aree del paese già ben strutturate. Bisogna quindi aprirsi a discorsi di interoperabilità con una logica di sistema, il che, ripeto, non sta a significare l’indirizzamento verso un’unica tecnologia, ma la creazione di un solo meccanismo a livello nazionale, necessità che ormai si avverte a tutti i livelli. Proseguendo nella direzione attuale il rischio di non riuscire investire sul medio e lungo periodo è concreto.

Infine il Recovery Plan; un’enorme opportunità che va colta, ragionando e pianificando a livello nazionale, tenendo però presente che l’aggiornamento e la digitalizzazione delle reti acquedottistiche deve rappresentare uno degli aspetti fondamentali, lavorando su un sistema unico e armonico.

 

Un contesto di mercato poco solido non favorisce certamente gli investimenti in innovazione. Come riuscite a conciliare una programmazione che si sviluppi sia sul breve che sul lungo periodo?

 È un equilibrio difficile da mantenere; da un lato bisogna vivere il quotidiano, caratterizzato da compromessi di corto raggio ma al contempo si deve cercare di pianificare un lungo periodo indispensabile se si vuole peraltro sensibilizzare clienti e regolatore verso soluzioni avanzate; se non si pensa in prospettiva si rischia di rimanere incastrati in un eterno presente.

La mancanza di pianificazione a lungo termine è uno dei maggiori problemi a livello nazionale, che non consente di affrontare poi adeguatamente anche le emergenze. Vivere un eterno transitorio non risolve i problemi a breve, nonostante la capacità tutta italiana di tamponare tempestivamente criticità che si palesano ormai con ritmo inusuale. La risposta a pandemie, cambiamenti climatici, problemi sociali può venire solo da un approccio strategico e non solo tattico.

Sebbene a livello aziendale siamo riusciti a trovare un buon equilibrio tra programmazione di breve e lungo periodo, il tema della programmazione dello sviluppo innovativo interessa non solo la singola impresa ma bensì l’intero ecosistema ruotante intorno al servizio di pubblica utilità della distribuzione dell’acqua. Per far uscire tutto il sistema-acqua da questa fase di costante transizione ci sarà necessariamente bisogno di un supporto del normatore, del legislatore attraverso direttive chiare; il che non potrà che giovare anche allo sviluppo operativo dei nostri clienti/utility.

Negli ultimi tempi, forse per la prima volta, ho percepito una diversa sensibilità, un cambio di mentalità nel normatore rispetto al tema acqua, con una maggior disponibilità nel confrontarsi con produttori di tecnologie come noi. Le stesse utility prima davano l’idea di voler gestire tutto secondo criteri di massimo risparmio economico, non valorizzando a pieno l’innovatività e il progresso tecnologico e mantenendo in sostanza la situazione invariata; oggi anch’esse stanno modificando il loro atteggiamento.

Sono fiducioso dei passi mossi in questa direzione e spero che si riuscirà a finalizzare il processo.

 

Il fatto che Watertech sia parte di una compagine internazionale le permette senz’altro una visione del mercato più ampia. La spinta all’innovazione procede in modo asimmetrico rispetto anche alle risorse economiche delle singole aziende; questo vi dà un vantaggio competitivo rispetto ad altri soggetti?

 Il Gruppo Arad è un’importante multinazionale caratterizzata da un’organizzazione molto corta e reattiva, il che la differenzia da altre realtà. Le strutture intermedie sono meno numerose di quelle abituali e questo permette un’interlocuzione rapida tra i vari dipartimenti e i vertici, consentendo di operare con processi brevi e decisioni veloci.

Essere entrati in questo Gruppo per noi ha significato molteplici vantaggi; tra questi va sottolineata l’importanza dell’esistenza di una società interna al gruppo specificamente preposta allo sviluppo tecnologico, denominata Arad Tech, formata da circa 100 ingegneri che si occupano di trasformare in progetti e prodotti le richieste e le idee provenienti dalle business units. Questa è uno dei punti chiave che ci permette di lavorare con soddisfazione sia con una prospettiva a breve che di lungo termine.

Non solo, non dimentichiamoci che stiamo parlando di una società con una capacità finanziaria decisamente inusuale, e naturalmente la solidità economica dell’azienda contribuisce allo sviluppo della stessa.

 

Avete previsto per l’anno in corso il lancio di una soluzione particolarmente innovativa?

Per la fine del 2021 verranno immessi sul mercato una serie di prodotti che, per molti aspetti, rappresenteranno una discontinuità tecnologica rispetto a quanto il mercato oggi esprima. Arad è stato l’inventore del contatore ultrasonico dell’acqua quando parlare di questa tecnologia era utopia, ormai circa 20 anni fa. Nel giro di un anno o poco più si farà un nuovo salto con una gamma di articoli che per molti versi cambierà il paradigma dei processi stessi di misura. Non sarà solo un’evoluzione dei prodotti attuali ma un sistema che riteniamo potrà ridefinire alcuni standard.

 

Sarà importante che il regolatore venga coinvolto; un tema esteso al fatto che le norme devono abilitare l’innovazione tecnologica e qualche volta spingerne le dinamiche e i tempi di penetrazione sul mercato.

Uno dei motivi per cui abbiamo implementato l’attività di interazione con le istituzioni è proprio quello di far capire che esistono e si possono creare nuovi scenari che permettono una crescita del mercato e quindi del settore a beneficio di tutta la filiera, fino naturalmente ai cittadini.

Fino ad ora l’attenzione si è focalizzata sul prodotto piuttosto che sul sistema. La cura del prodotto è corretta ma bisogna essere molto più ambiziosi, lavorare sul sistema e cambiare il paradigma. È necessario modificare totalmente visione, secondo una lettura che in modo trasversale aiuti a gestire la digitalizzazione con una visione integrata, olistica. Pensando a un ecosistema e a una filiera che nel nostro segmento porti a una Smart Grid per l’acqua.

 

Crede che le utility abbiano una visione sempre più evoluta grazie anche alle richieste che arrivano loro dalla Pubblica Amministrazione?

Conciliare l’oggi col domani è sempre problematico. In prospettiva si ragionerà sempre più in ottica Smart Land e Smart City che rappresentano gli obiettivi che proprio le pubbliche amministrazioni con il supporto delle utility si devono dare. Credo che gestire servizi e continuare a considerarli in modo autonomo non possa portare a risultati significativi. Il futuro sta nell’interazione e nell’integrazione, ma per poter compiere questo passo ci vuole tempo, poiché bisogna far dialogare diversi stakeholder caratterizzati da sensibilità e priorità differenti.

Ciò su cui oggi stiamo lavorando è proprio lo sviluppo di un elemento che possa funzionare non solo nell’ambito idrico ma in grado di adattarsi ad altre reti e sistemi. Un salto culturale che stiamo affrontando in azienda ma che crediamo debba diventare patrimonio di tutti gli stakeholder.