L’impulso della nuova regolazione con AEEG

Come evidenziato nel Focus 1 (Rapporto AEEG 2015) l’anno in corso si configura come uno dei più consistenti e rilevanti per la regolazione del settore idrico in Italia. Nel corso del 2015 diventano infatti operativi provvedimenti di particolare importanza per il comparto. Le approvazioni tariffarie per gli anni 2014-2015, deliberate dall’Autorità, hanno riguardato oltre 1.700 gestioni, interessando circa 49 milioni di italiani (dato aggiornato al maggio 2015). È da questo importante risultato – aggiornamento delle tariffe con un unico metodo omogeneo per tutto il Paese, con approvazione finale da parte dell’Autorità per l’83% della popolazione – che occorre prendere le mosse per alcune considerazioni sulla progettualità nel settore idrico.

Pur partendo da un contesto caratterizzato da numerosi elementi di criticità, non ancora del tutto superati, il settore idrico ha, dunque, ripreso un percorso di sviluppo, anche grazie all’impulso impresso dalla regolazione messa in campo da parte di questa Autorità nei tre anni di operato nel settore. A fronte, quindi, di un contesto normativo e regolatorio certo e di un contesto macroeconomico che mostra i primi timidi segnali di ripresa, sembrano essersi create le condizioni favorevoli per una rinnovata stagione di investimenti nel settore; opportunità che il Paese deve cogliere e sfruttare proseguendo nel percorso intrapreso.

A fronte di una variazione media dei corrispettivi rispetto all’anno precedente, pari a poco più del 4% nel 2014 e del 4,5% nel 2015, gli investimenti quantificati (al netto dei contributi pubblici) per gli stessi anni 2014-2015 evidenziano una crescita particolarmente elevata (rispetto al dato consuntivato del 2012, nel 2015 si registra un incremento del 55%), per un ammontare complessivo pari a circa 5,5 miliardi di euro nel quadriennio 2014-2017 (riferito ai due terzi della popolazione del Paese).

Nello specifico gli investimenti programmati per il periodo 2014-2017 sono i seguenti:

  • opere di interconnessione dell’acquedotto e interventi di salvaguardia delle fonti di approvvigionamento;
  • interventi su serbatoi, captazioni e grandi adduttrici;
  • interventi destinati alla tutela della risorsa idrica e al superamento delle procedure di infrazione relative alle direttive comunitarie, con particolare riferimento alla realizzazione di opere per il miglioramento dei sistemi di collettamento fognario e alla implementazione delle capacità di depurazione degli impianti esistenti;
  • ricerca e riduzione delle perdite di rete;
  • estensione della rete di telecontrollo, al fine di regolare e monitorare il funzionamento degli impianti, di governare l’efficienza energetica degli stessi, in particolare di quelli fognari e depurativi e, nel caso della rete acquedottistica, di monitorare e migliorare le prestazioni della rete; • ammodernamento del parco misuratori;
  • interventi finalizzati all’emergenza idrica.

 

Le forti criticità del settore, le infrazioni UE

A distanza di oltre venti anni delle Direttive dei primi anni ‘90 il Paese non ha ancora recepito le prescrizioni che chiedevano agli Stati membri di dotarsi di sistemi di raccolta delle acque reflue urbane e di garantire opportuni trattamenti per rimuovere gli inquinanti dagli scarichi. Le carenze infrastrutturali nel servizio idrico sono già state oggetto di sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea per mancata attuazione della Direttiva 91/271/CEE, con sanzioni che potrebbero presto essere recapitate al Paese: sono più di 800 gli agglomerati con oltre 2 mila abitanti equivalenti che non sono dotati di adeguate infrastrutture di raccolta e trattamento dei reflui. Sono coinvolte quasi tutte le Regioni italiane, con le situazioni più critiche che riguardano la Sicilia, Calabria, Lombardia e Campania. Una terza procedura risulta pendente: la Commissione Europea ha recentemente inviato un parere motivato ancora in riferimento al mancato adeguamento alla Direttiva 91/271/CEE, un ultimo passaggio, che precedere il rinvio al giudizio della Corte di Giustizia Europea per una probabile condanna (sarebbe la terza). Le indicazioni del Ministero dell’Ambiente e dalla Tutela del territorio (MATT) pongono a oltre 480 milioni di euro l’ammontare delle sanzioni pecuniarie che potrebbero essere comminate al Paese dal 1° gennaio 2016 e fino al completamento delle opere.

Secondo stime UTILITALIA (l’Associazione dei gestori che dal 2015 succede a Federutility) nel complesso il fabbisogno di investimenti per le infrastrutture nei servizi ambientali è stimato in circa 5 miliardi di euro l’anno per i prossimi 30 anni: un valore in linea con le migliori esperienze dei nostri partner europei, Germania e Francia, a fronte dei circa 2 miliardi anno previsti dalla pianificazione.  

Il deficit impiantisco è così caratterizzato:

  • il 4% della popolazione è ancora priva di adeguati impianti acquedottistici ed il 7% di un collegamento alla rete fognaria.
  • Sul versante della depurazione della acque emerge poi un ritardo drammatico con il 15% della popolazione sprovvista di impianti di trattamento (il 21% del carico inquinante): in grave ritardo il Mezzogiorno dove 3 famiglie su 10 non sono collegate a un depuratore.
  • Il principale ostacolo agli investimenti è legato alla necessità di evitare una crescita “eccessiva” delle tariffe, accettando in questo modo un eccessivo degrado del servizio, erogazioni razionate degne di un Paese in via di sviluppo (in alcune aree del Mezzogiorno), e dell’ambiente, con l’inquinamento di fiumi e coste.

 

L’attuale Metodo Tariffario Idrico definito da AEEGSI fissa un limite massimo all’incremento annuale delle tariffe, pari al 6.5% per i territori dotati di adeguata dotazione impiantistica, che può salire sino al 9.5% in presenza di un rilevante deficit infrastrutturale. Nel 2014 la crescita media delle tariffe idriche è stata del 6%, per il 2015 la variazione si attesta al 5%. Secondo l’auspicio dei gestori l’introduzione del Bonus sociale idrico dovrà agevolare questo percorso.

Tutto questo in un contesto in cui il quadro regolatorio appare ancora oggi caratterizzato da una eccessiva frammentazione di competenze e funzioni pubbliche e da ulteriori entropie, sia sotto il profilo tecnico e industriale (filiera de-integrata, operatori parcellizzati), sia sotto quello gestionale (soggetti di natura diversa, da imprese private ad istituzioni), sussistono alcuni limiti nella capacità di individuare, scegliere e implementare, le soluzioni più efficaci per promuovere un adeguato ammodernamento del comparto idrico.

 

Le Linee Guida Strategiche del settore

Sono riconducibili alle seguenti:

  1. stabilità e chiarezza del quadro regolatorio per favorire gli investimenti infrastrutturali
  2. promozione dell’efficienza gestionale e della sostenibilità dei consumi idrici
  3. tutela degli utenti e riduzione della morosità.

La valutazione dei Piani degli Interventi elaborati dagli Enti d’Ambito è l’elemento base per garantire il raggiungimento degli obiettivi imposti dalla normativa comunitaria e nazionale e, al contempo, da assicurare la diffusione, la fruibilità e la qualità del servizio all'utenza in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale. Nuovi strumenti finanziari legati all’attivazione degli investimenti sono in particolare:

  1. gli hydrobond (cioè titoli obbligazionari vincolati al finanziamento di piani di investimento),
  2. i fondi di natura perequativa (nazionali o locali
  3. i titoli di efficienza idrica.

In coerenza alla strategia Blue Print definita dalla Commissione Europea per la salvaguardia delle risorse idriche (in considerazione delle “tendenze preoccupanti che indicano un aumento e un’espansione della carenza idrica e dello stress idrico”), l’AEEG intende promuovere misure di efficienza idrica e attuazione di strategie di determinazione dei prezzi che incentivino un uso efficiente delle acque. In questo contesto dovranno:

  • essere adottati interventi per la diffusione di efficienti sistemi di misurazione su tutto il territorio nazionale e
  • essere promossi adeguati meccanismi volti ad incentivare il contenimento delle perdite, in linea con i livelli adeguati al contesto territoriale e di servizio

Inoltre l’AEEG intende mantenere una forte attenzione sui temi della sostenibilità sociale delle tariffe pagate dagli utenti finali, nonché della diffusione, fruibilità e qualità del servizio idrico integrato in modo omogeneo sul territorio nazionale, e della morosità, che in alcune aree del paese, supera il 10% del fatturato annuo.

 

Il ruolo dell’acqua nelle smart cities

Le “Smart Cities” o città intelligenti stanno sempre più diventando una realtà in tutto il mondo, mano a mano che gestori e regolatori avanzati adottano tecnologie ed innovazioni che possono soddisfare le crescenti esigenze di servizio e di affidabilità delle infrastrutture delle loro città, nel rispetto della sostenibilità. Che ruolo gioca l'acqua, probabilmente il più importante di tutti i servizi offerti da una città, nella città del futuro? I temi affrontati, le esperienze gestionali di numerosi casi di successo, le nuove tecnologie e le innovazioni che sono in corso di attuazione da parte dei gestori, le opportunità, le sfide e gli ostacoli da superare per garantire la gestione avanzata e sostenibile del servizio idrico integrato nella città del futuro sono il Focus di H20-2016.

Le linee di tendenza generali privilegiano azioni volte al miglioramento ambientale, come nuovi impianti di denitrificazione tecnologicamente avanzati, alla riduzione dei consumi energetici, al distoglimento di acque parassite dalle fognature e infine volte a ridurre l'impatto sociale della tariffa idrica sugli utenti.

Dal punto di vista operativo i gestori stanno intraprendendo un percorso di miglioramento basato sulle seguenti azioni:

  • pianificazione delle attività di ricerca perdite sulle reti di distribuzione e di trasporto;
  • gestione delle perdite;
  • analisi delle performance dei contatori dei clienti e la definizione di un piano di cambio dei contatori;
  • avvio di sperimentazioni di telelettura dei contatori;
  • modellazione della rete idrica e l’analisi predittiva della domanda;
  • realizzazione di una rete di sensori e di soluzioni ICT (Information Communication Technology) per la raccolta;
  • gestione dei dati, lo sviluppo di sistemi di supporto decisionale (DSS) che prendono linfa dalla rete di sensori in rete.